Tanti pensano non sia naturale fare il possibile per capire se il partner abbia commesso un tradimento, non sempre però tutto è lecito. Ci sono casi in cui si rischia addirittura il carcere.
In un rapporto di coppia rispetto e fiducia sono due componenti che non dovrebbero mancare mai e che risultano essere determinanti affinché la relazione possa essere duratura e crescere in maniera graduale. Stare con qualcuno con il dubbio che possa avere conosciuto un’altra persona o addirittura sospettare un tradimento non fa certamente bene a chi è parte in causa della situazione, la cui autostima può essere minata e condizionare eventuali altre storie successive.

Se il dubbio è particolarmente resistente può essere determinante fare il possibile per ottenere certezze a riguardo, anche se non tutti hanno il coraggio di farlo direttamente con il partner. A volte la ritrosia può essere dettata dalla paura della risposta che si può ricevere, ma anche dalla possibilità che lui/lei possa negare a oltranza, per questo diventa quasi inevitabile pensare a vie alternative. Tanti arrivano così a spiare il cellulare di chi si ha il fianco, pensando sia normale agire in questo modo, specialmente se si è in possesso del PIN che consente di farlo, in realtà questo comporta delle conseguenze da non sottovalutare.
Occhio a quello che fai se cerchi le prove di un tradimento
Si tende troppo spesso a pensare che tutto o quasi sia consentito quando si è vittime di una situazione. Questo vale anche quando si teme che il partner abbia commesso un tradimento ai nostri danni e vorremmo avere le prove, così da spingerlo a confessare anche se fino a quel momento non lo ha fatto. In casi simili non può che essere ideale propendere per un confronto faccia a faccia, così che possano emergere anche eventuali problemi nel rapporto, magari ritenuti all’origine del comportamento scorretto. Non tutti però sono propensi a farlo, c’è chi ritiene quasi naturale cercare in autonomia eventuali prove, anche attraverso l’uso di un cellulare che non è nostro.
Ed è da qui che si potrebbe comprendere come quest’azione sia sbagliata. Non è ammissibile entrare in possesso, anche solo per pochi minuti, di un oggetto che è di proprietà di un altro, poco importa se c’è un legame sentimentale o si vive sotto lo stesso tetto. Questo può essere infatti considerato un vero e proprio reato che, come tale, può avere delle conseguenze da non sottovalutare.

A confermarlo è la Cassazione, con una sentenza destinata a fare giurisprudenza, che non può che essere un monito importante a riguardo. Si parla in questo caso di un vero reato, nonostante lui abbia provato a difendersi dall’accusa di avere scaricato e consultato alcuni messaggi dal telefono della sua ex perché il PIN gli era stato fornito volontariamente in passato.
Gli Ermellini parlano chiaro: conoscere la password non è una giustificazione tale per sentirsi autorizzati a usarla anche senza il consenso della persona interessata. Qualora questo atto venisse provato, si può rischiare un procedimento penale.